This review may contain spoilers
Ji sung è un dio, ma gli sceneggiatori no
Ji Sung come attore è un dio, forse il migliore che ci sia in Corea (e anche altrove). Magnifico nel viso e carismatico più da quarantenne che quando aveva trent’anni, dotato di una mimica dell’intero corpo che riesce a trasmettere l’impossibile, recita però spesso in drama estremi, che si prendono troppo sul serio e pretendono un’eccessiva sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore. Se in Kill me, heal me le sette personalità da lui straordinariamente interpretate erano a volte terribilmente sopra le righe, il tutto era stemperato dall’essere il drama una commedia scanzonata. Ma, per esempio, in Defendant, ed ora con questo Dottor John, la musica cambia. Vogliono essere seri, drammatici, stupirci. E a volte esagerano. Per fortuna, in questo Doctor John l’estrema spettacolarizzazione dei primi episodi ha per contraltare un argomento pesantissimo, un vero macigno: l’etica dei trattamenti medici e dell’eutanasia.
Da questo punto di vista si tratta di una serie coraggiosa, che affronta problemi scomodissimi. Se e come questi argomenti siano stati affrontati nella maniera migliore, è decisione che deve necessariamente essere lasciata alla personale percezione di ognuno. Il problema di fondo di questo drama, però, è lo sviluppo della trama e, in parte, la caratterizzazione dei personaggi.
Il protagonista, Cha Yo Han, è un medico specializzato in anestesiologia e trattamento del dolore, brillantissimo diagnostico, che nasconde però di essere affetto da una malattia grave, che potrebbe causarne la morte in qualsiasi momento. Condannato per aver praticato l’eutanasia ad un paziente terminale, si è fatto tre anni di galera. Ciononostante, continua ad essere comprensivo oltre ogni limite, anche con chi lo perseguita… Il troppo è troppo.
La protagonista Kang Shi Young, specializzanda anche lei in anestesiologia, ha subito un trauma che l’ha lasciata insicura e scossa, e passa metà del tempo a piangere. Lee Se Young la interpreta benissimo, ma resta il fatto che la sua caratterizzazione sia spesso terribilmente debole e piagnucolosa. Successivamente, diventa assillante, sembra risollevarsi, ma solo per comportarsi sul finire senza un briciolo di amor proprio.
Una nutrita serie di personaggi di spalla e contorno offre ampie opportunità di situazioni sia tragiche che umoristiche.
Gli autori a tratti non hanno fatto un gran lavoro con la sceneggiatura. Diversi episodi sono strutturati un po’ come polizieschi, dove la ricerca della causa del dolore, molto interessante, diviene una caccia al colpevole, però a volte la risoluzione del problema non viene completamente mostrata. Purtroppo, specie verso la fine, diversi argomenti vengono lasciati appesi, oppure risolti con due parole a distanza di anni. C’è una cospirazione criminale che mira a fornire illegalmente un medicinale per il suicidio assistito ai richiedenti e non sappiamo se i colpevoli siano stati catturati o meno. Soprattutto, non è chiaramente spiegata la conversione sulla via di Damasco di un personaggio in precedenza invasato: viene domato dalla gentilezza del buon dottore? Mah! Vederlo sorridere dolcemente è cosa da brividi, e ci si domanda a che titolo si trovi, alla fine, in una specie di comitato etico…
Ad ogni modo, fra molti alti e pochi bassi, il drama si svolge, almeno per la mia personale percezione, in maniera molto soddisfacente. Tutto cambia, però, a pochi episodi dalla fine, quando assistiamo al solito abusato cliché della separazione. Siamo abituati a vedere la protagonista femminile fare i capricci, invece stavolta è la parte maschile a dimostrare una mancanza totale di considerazione nei confronti della sua partner. Non ci si comporta così con la ragazza che hai baciato all’aeroporto, proprio no. Il lieto fine non era così scontato, durante la visione, ma sicuramente ci si sarebbe potuti arrivare in un modo che non rovinasse così il personaggio, che risulta veramente svilito da un comportamento inaccettabile sotto ogni punto di vista.
In sunto, un ottimo drama medico, interpretato splendidamente da tutto il cast, con l’eccezione di Ji Sung che, come sempre, è fuori scala, ma con diverse pecche nella trama, un finale debole e una caratterizzazione dei personaggi non proprio perfetta. Peccato, perché avrebbe potuto essere un capolavoro. Così, è solo molto, molto buono.
Da questo punto di vista si tratta di una serie coraggiosa, che affronta problemi scomodissimi. Se e come questi argomenti siano stati affrontati nella maniera migliore, è decisione che deve necessariamente essere lasciata alla personale percezione di ognuno. Il problema di fondo di questo drama, però, è lo sviluppo della trama e, in parte, la caratterizzazione dei personaggi.
Il protagonista, Cha Yo Han, è un medico specializzato in anestesiologia e trattamento del dolore, brillantissimo diagnostico, che nasconde però di essere affetto da una malattia grave, che potrebbe causarne la morte in qualsiasi momento. Condannato per aver praticato l’eutanasia ad un paziente terminale, si è fatto tre anni di galera. Ciononostante, continua ad essere comprensivo oltre ogni limite, anche con chi lo perseguita… Il troppo è troppo.
La protagonista Kang Shi Young, specializzanda anche lei in anestesiologia, ha subito un trauma che l’ha lasciata insicura e scossa, e passa metà del tempo a piangere. Lee Se Young la interpreta benissimo, ma resta il fatto che la sua caratterizzazione sia spesso terribilmente debole e piagnucolosa. Successivamente, diventa assillante, sembra risollevarsi, ma solo per comportarsi sul finire senza un briciolo di amor proprio.
Una nutrita serie di personaggi di spalla e contorno offre ampie opportunità di situazioni sia tragiche che umoristiche.
Gli autori a tratti non hanno fatto un gran lavoro con la sceneggiatura. Diversi episodi sono strutturati un po’ come polizieschi, dove la ricerca della causa del dolore, molto interessante, diviene una caccia al colpevole, però a volte la risoluzione del problema non viene completamente mostrata. Purtroppo, specie verso la fine, diversi argomenti vengono lasciati appesi, oppure risolti con due parole a distanza di anni. C’è una cospirazione criminale che mira a fornire illegalmente un medicinale per il suicidio assistito ai richiedenti e non sappiamo se i colpevoli siano stati catturati o meno. Soprattutto, non è chiaramente spiegata la conversione sulla via di Damasco di un personaggio in precedenza invasato: viene domato dalla gentilezza del buon dottore? Mah! Vederlo sorridere dolcemente è cosa da brividi, e ci si domanda a che titolo si trovi, alla fine, in una specie di comitato etico…
Ad ogni modo, fra molti alti e pochi bassi, il drama si svolge, almeno per la mia personale percezione, in maniera molto soddisfacente. Tutto cambia, però, a pochi episodi dalla fine, quando assistiamo al solito abusato cliché della separazione. Siamo abituati a vedere la protagonista femminile fare i capricci, invece stavolta è la parte maschile a dimostrare una mancanza totale di considerazione nei confronti della sua partner. Non ci si comporta così con la ragazza che hai baciato all’aeroporto, proprio no. Il lieto fine non era così scontato, durante la visione, ma sicuramente ci si sarebbe potuti arrivare in un modo che non rovinasse così il personaggio, che risulta veramente svilito da un comportamento inaccettabile sotto ogni punto di vista.
In sunto, un ottimo drama medico, interpretato splendidamente da tutto il cast, con l’eccezione di Ji Sung che, come sempre, è fuori scala, ma con diverse pecche nella trama, un finale debole e una caratterizzazione dei personaggi non proprio perfetta. Peccato, perché avrebbe potuto essere un capolavoro. Così, è solo molto, molto buono.
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