Hotel del Luna è un drama coreano del 2019, composto da 16 episodi di lunghezza variabile tra un’ora e un quarto e un’ora e mezza. Non bisogna però lasciarsi spaventare: in tutta l’opera i momenti di vera e propria noia sono veramente pochi, mentre assistiamo spesso a scene molto pregnanti, con situazioni e frasi di grande profondità, che colpiscono il segno, anche sotto la cintura.
Molta gente getta via i suoi tesori e rischia la vita per proteggere ciò che vuole nascondere…
Per la sceneggiatura delle Hong Sisters (Hong Jung Eun e Hong Mi Ran), autrici tra l’altro di Alchemy of Souls, e per la regia di Oh Choong Hwan, che ha diretto While You Were Sleeping e Big Mouth, solo per citarne un paio, questa serie si apre con una scelta musicale piuttosto particolare, per un drama coreano: Sonata al chiaro di luna, di Ludwig Van Beethoven. Capiremo presto che, nell’economia della storia, la luna ha un posto rilevante.
Protagonista indiscussa di Hotel del Luna è Jang Man Wol, la proprietaria dell’albergo, interpretata da una splendida IU. Ma non dobbiamo pensare a questo hotel come ad un normale esercizio commerciale: normalmente è nascosto ai vivi e i suoi clienti, tutti fantasmi, vengono da lei per abbandonare le preoccupazioni terrene, risolvere situazioni lasciate in sospeso, liberarsi di vecchi rancori e così via, allo scopo di poter serenamente lasciare questo mondo e passare nell’aldilà. Anche tutti i dipendenti dell’hotel sono fantasmi, ognuno con la propria storia, la propria motivazione a rimanere lì, a volte per centinaia di anni. Tutti fantasmi, dicevamo, tranne uno: il manager, che si occupa delle questioni finanziarie, è sempre una persona viva.
A ricoprire questa carica, che trova ben poco attraente, viene chiamato Goo Chan Sung (Yeo Jin Goo), un giovane e brillantissimo vicedirettore in una catena multinazionale di hotel, che viene costretto ad abbandonare una promettente carriera e obbligato ad occuparsi del Del Luna, perché suo padre fece un patto con Man Wol quando lui era bambino: avrebbe salvato il padre, a condizione che le cedesse il figlio dopo 20 anni. Da qui si comprende come, almeno all’apparenza, la proprietaria dell’albergo non sia una persona pietosa e gentile. Con questi echi alla ‘Il Bello e la Bestia’, le prime interazioni fra i due non saranno molto pacifiche.
Le vicende dell’hotel si svolgono sostanzialmente in due direzioni: da una parte, abbiamo il millennio e fischia della storia di Man Wol, che veniamo scoprendo a poco a poco mentre, inevitabilmente, finisce per innamorarsi, ricambiata, del suo manager. Dall’altra parte, abbiamo tutta una serie di accadimenti che riguardano un nutrito numero di personaggi, più o meno secondari, che formano sostanzialmente l’ossatura del drama, perché in realtà ‘rubano’ la maggior parte della scena. Tutto non è sempre come sembra: rapinando il motto a Labyrinth, molte delle storie delle anime in transito si riveleranno essere diverse da come apparisse in principio. E sono storie spesso molto commoventi, che mettono a dura prova la nostra riserva di empatia, aiutate da un commento musicale azzeccato e da una cinematografia spesso geniale, anche se, per contro, a volte ci sono scene in cui la telecamera balla. Il tutto è sempre così curato che sarei portata a credere che questo effetto, a volte anche un po’ fastidioso, possa essere voluto.
Ma vogliamo parlare della CGI? Per una volta, non la nominiamo per riderne o lamentarcene: nei primi episodi ci sono delle scene in cui si vede un credibilissimo serpente e, addirittura, una splendida tigre. Ma splendida davvero, altro che il gatto di ‘I m a Pet At Dali Temple’, che mi ha segnato a vita…
Hotel del Luna è un drama in cui non si è badato a spese. Ambientazioni, effetti speciali, trucco, parrucco e costumi sono di prima qualità. Anzi, incredibilmente IU cambia più abiti di Zhang Zi Yi in ‘The Rebel Princess’ e forse non saranno altrettanto sontuosi, ma sono comunque bellissimi, e le stanno da dio. Credo sia la prima volta in cui sono rimasta affascinata dalla protagonista invece che dalla controparte maschile. IU è un’attrice che sa costringerti a guardarla e, una volta ottenuta la tua attenzione, sa comunicarti il messaggio. Una grande, anche considerato che il suo personaggio non è, per molto tempo, dei più simpatici. Per contro, il protagonista maschile non è altrettanto affascinante. Complici una caratterizzazione meno interessante e forse anche un’interpretazione un pelino meno magistrale, il manager di Yeo Jin Goo non appare così avvincente. In aggiunta, non incontra del tutto nemmeno i miei canoni estetici, ma siamo proprio nel reame delle preferenze personali.
In realtà, in linea generale, il cast ha fatto un lavoro egregio. Praticamente tutti e sì, anche Yeo Jin Goo, hanno interpretato alla grande i vari personaggi, spesso dolenti, che popolano la serie: è solo che IU, qui, sta un palmo sopra. La sua Man Wol, bloccata da molti secoli nell’hotel perché non sa liberarsi del rancore per un tradimento subito, riesce nel tempo a conquistare la nostra simpatia. Le sue abitudini spendaccione, che Chan Sung è costretto ad arginare per rimediare alle catastrofiche finanze dell’hotel, hanno delle motivazioni e contribuiscono a renderla più umana, nonostante la sua lunghissima esistenza e i suoi poteri soprannaturali.
Devo confessare che inizialmente ero piuttosto risentita di come fossero presentate le vicende: che diamine, in un periodo in cui pullulavano soldati sanguinari e banditi assassini, perché la sola punita con l’essere incatenata all’Hotel del Luna per espiare doveva essere l’unica donna così abile da battere gli uomini? Ma tale destino non è solo una punizione: anche Man Wol ha molto risentimento da abbandonare prima di poter passare all’aldilà e, se alcuni fantasmi ci mettono poco, altri impiegano anche secoli. Solo che lei li batte tutti! La sua esistenza terrena è legata ad un albero spoglio che la trattiene all’hotel e, quando sarà fiorito e i fiori saranno appassiti, la libererà e le permetterà di trapassare. Inutile specificare chi sarà a far fiorire quell’albero, mettendo in fibrillazione lo staff dell’albergo.
A mente un po’ più fredda, si potrebbe argomentare che fin troppo tempo, nell’economia del drama, sia dedicato alle vicende dei personaggi secondari, alle anime dolenti che devono riuscire a liberarsi di ciò che le trattiene in terra per poter serenamente trapassare e, chissà, magari reincarnarsi. A volte ci si scopre ad aspettare con impazienza il ritorno in scena della coppia principale o, almeno, di uno dei due. Però, in compenso, la narrazione di queste storie è molto avvincente e commovente, regalando spesso perle di saggezza e momenti di lirismo. Non secondariamente, molti personaggi vengono caratterialmente approfonditi. La serie è strutturata in modo da non offrire molte occasioni di allegria: quando finalmente un’anima risolve i suoi problemi e si avvia in auto lungo il tunnel che porta all’aldilà, salutata dallo staff dell’albergo, quello che prova lo spettatore non è gioia per il successo del fantasma, ma dolore per la separazione e la perdita definitiva del personaggio ai fini del racconto, sentimenti tanto più accentuati quanto più è stata importante la sua presenza all’interno del drama.
Nonostante ci siano comunque molte situazioni divertenti, l’aria che si respira è cupa, drammatica: le storie dei defunti sono spesso tragiche, e lo stesso destino di Man Wol è dolceamaro: il suo scopo è lasciare l’albergo, trapassare, ma ora è innamorata di Chan Sung, come andrà a finire? E lo stesso Chan Sung, che fine farà?
L’ultimo episodio è una lunga agonia. Preparate i fazzoletti e non siate avari. Ci sono, come già visto in altri drama (uno fra tutti: Legend of Yun Xi) delle scene post crediti che lascerebbero intendere in qualche modo un epilogo diverso da quello appena presentato, ma sono posticce, oscure e, a mio personalissimo parere, non spiegano nulla. Per me il drama termina senza incomprensibili contentini. Se poi dovessero mai fare una seconda serie, con un altro padrone di casa, gli darò certamente una possibilità.
Molta gente getta via i suoi tesori e rischia la vita per proteggere ciò che vuole nascondere…
Per la sceneggiatura delle Hong Sisters (Hong Jung Eun e Hong Mi Ran), autrici tra l’altro di Alchemy of Souls, e per la regia di Oh Choong Hwan, che ha diretto While You Were Sleeping e Big Mouth, solo per citarne un paio, questa serie si apre con una scelta musicale piuttosto particolare, per un drama coreano: Sonata al chiaro di luna, di Ludwig Van Beethoven. Capiremo presto che, nell’economia della storia, la luna ha un posto rilevante.
Protagonista indiscussa di Hotel del Luna è Jang Man Wol, la proprietaria dell’albergo, interpretata da una splendida IU. Ma non dobbiamo pensare a questo hotel come ad un normale esercizio commerciale: normalmente è nascosto ai vivi e i suoi clienti, tutti fantasmi, vengono da lei per abbandonare le preoccupazioni terrene, risolvere situazioni lasciate in sospeso, liberarsi di vecchi rancori e così via, allo scopo di poter serenamente lasciare questo mondo e passare nell’aldilà. Anche tutti i dipendenti dell’hotel sono fantasmi, ognuno con la propria storia, la propria motivazione a rimanere lì, a volte per centinaia di anni. Tutti fantasmi, dicevamo, tranne uno: il manager, che si occupa delle questioni finanziarie, è sempre una persona viva.
A ricoprire questa carica, che trova ben poco attraente, viene chiamato Goo Chan Sung (Yeo Jin Goo), un giovane e brillantissimo vicedirettore in una catena multinazionale di hotel, che viene costretto ad abbandonare una promettente carriera e obbligato ad occuparsi del Del Luna, perché suo padre fece un patto con Man Wol quando lui era bambino: avrebbe salvato il padre, a condizione che le cedesse il figlio dopo 20 anni. Da qui si comprende come, almeno all’apparenza, la proprietaria dell’albergo non sia una persona pietosa e gentile. Con questi echi alla ‘Il Bello e la Bestia’, le prime interazioni fra i due non saranno molto pacifiche.
Le vicende dell’hotel si svolgono sostanzialmente in due direzioni: da una parte, abbiamo il millennio e fischia della storia di Man Wol, che veniamo scoprendo a poco a poco mentre, inevitabilmente, finisce per innamorarsi, ricambiata, del suo manager. Dall’altra parte, abbiamo tutta una serie di accadimenti che riguardano un nutrito numero di personaggi, più o meno secondari, che formano sostanzialmente l’ossatura del drama, perché in realtà ‘rubano’ la maggior parte della scena. Tutto non è sempre come sembra: rapinando il motto a Labyrinth, molte delle storie delle anime in transito si riveleranno essere diverse da come apparisse in principio. E sono storie spesso molto commoventi, che mettono a dura prova la nostra riserva di empatia, aiutate da un commento musicale azzeccato e da una cinematografia spesso geniale, anche se, per contro, a volte ci sono scene in cui la telecamera balla. Il tutto è sempre così curato che sarei portata a credere che questo effetto, a volte anche un po’ fastidioso, possa essere voluto.
Ma vogliamo parlare della CGI? Per una volta, non la nominiamo per riderne o lamentarcene: nei primi episodi ci sono delle scene in cui si vede un credibilissimo serpente e, addirittura, una splendida tigre. Ma splendida davvero, altro che il gatto di ‘I m a Pet At Dali Temple’, che mi ha segnato a vita…
Hotel del Luna è un drama in cui non si è badato a spese. Ambientazioni, effetti speciali, trucco, parrucco e costumi sono di prima qualità. Anzi, incredibilmente IU cambia più abiti di Zhang Zi Yi in ‘The Rebel Princess’ e forse non saranno altrettanto sontuosi, ma sono comunque bellissimi, e le stanno da dio. Credo sia la prima volta in cui sono rimasta affascinata dalla protagonista invece che dalla controparte maschile. IU è un’attrice che sa costringerti a guardarla e, una volta ottenuta la tua attenzione, sa comunicarti il messaggio. Una grande, anche considerato che il suo personaggio non è, per molto tempo, dei più simpatici. Per contro, il protagonista maschile non è altrettanto affascinante. Complici una caratterizzazione meno interessante e forse anche un’interpretazione un pelino meno magistrale, il manager di Yeo Jin Goo non appare così avvincente. In aggiunta, non incontra del tutto nemmeno i miei canoni estetici, ma siamo proprio nel reame delle preferenze personali.
In realtà, in linea generale, il cast ha fatto un lavoro egregio. Praticamente tutti e sì, anche Yeo Jin Goo, hanno interpretato alla grande i vari personaggi, spesso dolenti, che popolano la serie: è solo che IU, qui, sta un palmo sopra. La sua Man Wol, bloccata da molti secoli nell’hotel perché non sa liberarsi del rancore per un tradimento subito, riesce nel tempo a conquistare la nostra simpatia. Le sue abitudini spendaccione, che Chan Sung è costretto ad arginare per rimediare alle catastrofiche finanze dell’hotel, hanno delle motivazioni e contribuiscono a renderla più umana, nonostante la sua lunghissima esistenza e i suoi poteri soprannaturali.
Devo confessare che inizialmente ero piuttosto risentita di come fossero presentate le vicende: che diamine, in un periodo in cui pullulavano soldati sanguinari e banditi assassini, perché la sola punita con l’essere incatenata all’Hotel del Luna per espiare doveva essere l’unica donna così abile da battere gli uomini? Ma tale destino non è solo una punizione: anche Man Wol ha molto risentimento da abbandonare prima di poter passare all’aldilà e, se alcuni fantasmi ci mettono poco, altri impiegano anche secoli. Solo che lei li batte tutti! La sua esistenza terrena è legata ad un albero spoglio che la trattiene all’hotel e, quando sarà fiorito e i fiori saranno appassiti, la libererà e le permetterà di trapassare. Inutile specificare chi sarà a far fiorire quell’albero, mettendo in fibrillazione lo staff dell’albergo.
A mente un po’ più fredda, si potrebbe argomentare che fin troppo tempo, nell’economia del drama, sia dedicato alle vicende dei personaggi secondari, alle anime dolenti che devono riuscire a liberarsi di ciò che le trattiene in terra per poter serenamente trapassare e, chissà, magari reincarnarsi. A volte ci si scopre ad aspettare con impazienza il ritorno in scena della coppia principale o, almeno, di uno dei due. Però, in compenso, la narrazione di queste storie è molto avvincente e commovente, regalando spesso perle di saggezza e momenti di lirismo. Non secondariamente, molti personaggi vengono caratterialmente approfonditi. La serie è strutturata in modo da non offrire molte occasioni di allegria: quando finalmente un’anima risolve i suoi problemi e si avvia in auto lungo il tunnel che porta all’aldilà, salutata dallo staff dell’albergo, quello che prova lo spettatore non è gioia per il successo del fantasma, ma dolore per la separazione e la perdita definitiva del personaggio ai fini del racconto, sentimenti tanto più accentuati quanto più è stata importante la sua presenza all’interno del drama.
Nonostante ci siano comunque molte situazioni divertenti, l’aria che si respira è cupa, drammatica: le storie dei defunti sono spesso tragiche, e lo stesso destino di Man Wol è dolceamaro: il suo scopo è lasciare l’albergo, trapassare, ma ora è innamorata di Chan Sung, come andrà a finire? E lo stesso Chan Sung, che fine farà?
L’ultimo episodio è una lunga agonia. Preparate i fazzoletti e non siate avari. Ci sono, come già visto in altri drama (uno fra tutti: Legend of Yun Xi) delle scene post crediti che lascerebbero intendere in qualche modo un epilogo diverso da quello appena presentato, ma sono posticce, oscure e, a mio personalissimo parere, non spiegano nulla. Per me il drama termina senza incomprensibili contentini. Se poi dovessero mai fare una seconda serie, con un altro padrone di casa, gli darò certamente una possibilità.
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