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dawnraptor

Italy

dawnraptor

Italy
Dropped 23/40
Back from the Brink
1 people found this review helpful
Jun 30, 2023
23 of 40 episodes seen
Dropped 0
Overall 6.0
Story 6.0
Acting/Cast 7.0
Music 6.0
Rewatch Value 2.0

Non è Wagner

Del quale si diceva che fosse prolisso, ma divino. Qui invece dovremmo dire: prolisso, ma sciocchino.
La prima quindicina di episodi era abbastanza godibile, sia pur senza gridare al miracolo, gli attori non erano eccezionali, ma l'insieme era abbastanza godibile. Poi c'è stato un progressivo rallentamento, mentre la storia si impantanava in ripetitività e comportamenti risibili, big boss non troppo ben ammantellati, reazioni infantili ed eccessive, personaggi assurdi e antipatici.
Dà l'impressione di avere materiale per massimo 30 episodi, ma ce ne sono 40, e tutto è troppo lento e irritante. Immagino che ci sarà un lieto fine, ma non sono più interessata a scoprirlo.
Oltre tutto, il povero Neo Hou, come ebbi a dire già altrove, a umilissimo parere mio è stato rovinato da cattive plastiche, e ha il viso virtualmente pietrificato: a che serve essere bellissimo, se le tue guance sono immobili? Non si può recitare solo con gli occhi: l'espressività richiede bel altro, anche e a maggior ragione se il tuo personaggio è un po' impassibile. Non puoi sembrare costipato ogni volta che devi rappresentare un'emozione!
Riley Wang si difende bene e anche la protagonista Zhou Ye fa quello che può, ma in linea generale l'impressione è di una recitazione senza scintille, in linea con la noia dello script.
Taglio le perdite e abbandono la barca, che per me affonda. Se invece arriverà in porto, pazienza, avrò perso qualcosa.

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Dropped 15/32
Time Flies and You Are Here
0 people found this review helpful
Jun 2, 2022
15 of 32 episodes seen
Dropped 0
Overall 5.5
Story 4.0
Acting/Cast 7.5
Music 6.0
Rewatch Value 4.0

Asilo Mariuccia

Premetto che sono riuscita a guardarlo solo fino a metà dell'episodio 15. Raramente ho assistito a un simile cumulo di idiozie. I personaggi, tranne rare eccezioni, sembrano bambini litigiosi e permalosi che si tirano i capelli e calci negli stinchi nel giardino dell'asilo Mariuccia. L'arte del malinteso viene portata a così alte vette che l'Everest si vergogna. Il ML almeno mostra un briciolo di maturazione nei 15 episodi che ho visto. Ma la FL continua ad essere malfidata, insopportabile, bugiarda. Il colpo di grazia me l'ha dato proprio lei, quando, appunto a metà dell'episodio 15, si offre di fare da esca per catturare dei banditi. Ma non è solo la cosa in sé, è tutto il contorno.

Insomma, tempo perso. Se anche questi due alla fine riconosceranno con se stessi di essere innamorati, 32 episodi di queste corbellerie ripetitive sono decisamente troppi. Bastava la metà. Oltretutto, vedere attori sui 25 (e alcuni neanche troppo ben conservati) recitare questi ruoli da 15enni istupiditi disturba pure l'occhio. Per carità, alcuni sono anche bravini, ma cosa possono fare con questa assurda sceneggiatura? Non ci si salva neppure con le ambientazioni e i costumi, che sono decisamente semplici e poco appariscenti. Non ho nulla contro il low budget, se dietro c'è qualcosa, ma qui non c'è proprio niente, tranne noia ed esasperazione. Ho perseverato per un po' sperando che migliorasse, ma mi arrendo e vado a cercare qualcosa di meglio. Sono sicura che non sarà difficile trovarlo.

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Completed
Dangerous Love
0 people found this review helpful
Jun 21, 2024
25 of 25 episodes seen
Completed 0
Overall 6.5
Story 6.0
Acting/Cast 7.5
Music 7.0
Rewatch Value 5.5
Questi mini drama hanno spesso un solo pregio: sono mini. Più ne guardo e più mi rendo conto di come sia difficile trovarne di pregevoli. Gli attori non sono poi così male, ma la sceneggiatura è più ondivaga dello stretto di Messina e il fatto che i subs inglesi siano così malfatti non aiuta a capire delle vicende sconclusionate e poco chiare. Buono giusto per passare un paio d'ore, ma non fa ridere, l'intrigo è incomprensibile anche se, per fortuna, la chimica della coppia principale funziona molto bene. Attori giovanissimi, con poca esperienza, ma che si sono difesi bene.

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Completed
Kei×Yaku: Abunai Aibou
0 people found this review helpful
Mar 6, 2024
10 of 10 episodes seen
Completed 0
Overall 7.5
Story 7.0
Acting/Cast 8.0
Music 9.0
Rewatch Value 6.0

Inferiore alle aspettative

Mi aspettavo molto di più, non so perché visto che i drama giapponesi mi hanno delusa già diverse volte.
A partire dalla storia, è andato tutto benissimo fin verso la metà dello show: c'era l'adrenalina, c'era un mistero da scoprire, c'erano dei personaggi tutto sommato abbastanza interessanti. il giocattolo però si è rotto man mano che si andava avanti negli episodi, mentre tutto diventava abbastanza caricaturale, compresa la recitazione del finto biondo che non mi è piaciuto per niente.
La storia, almeno in partenza, prende le mosse da un poliziotto, orbato dei genitori in tenera età, che cerca di ritrovare una collega scomparsa presunta morta tre anni prima e, per vari motivi, finisce per allearsi con un giovane capoccia della yakuza. Sullo sfondo del mistero relativo a un attentato dinamitardo risalente a vent'anni prima, quello in cui morirono i genitori del poliziotto, si dipaneranno le successive vicende.
In linea generale, a parte l'eccezione appena citata, gli attori hanno fatto tutti un buon lavoro. C'è da dire che probabilmente l'eccesso di recitazione di Atsushiro Inukai nel suo ritratto del giovane yakuza é dovuto a una scelta registica, anche perché non è costante. Ottima prova invece, a mio modesto giudizio, per Nobuyuki Suzuki, che ha ottimamente interpretato le varie sfaccettature del tormentato poliziotto.
Ma se c'è una cosa che odio, è quando si continua a suggerire che esista un rapporto romantico fra due personaggi, senza mai portare il discorso a fruizione. Bromance è una parola che non dovrebbe esistere: o quella che mi descrivi è un'amicizia, oppure andiamo a sconfinare direttamente nel BL. Bromance è una presa in giro nei confronti dello spettatore, tanto più che questo non è un drama cinese dove si deve aggirare una censura soffocante, siamo in Giappone, dove yaoi è una parola sdoganata da molto tempo, anche nei drama e non solo in manga e anime.
Detto questo, ho dovuto purtroppo constatare come, per l'ennesima volta, la storia ad un certo punto cominci a procedere per coincidenze, ingenuità, comportamenti poco intelligenti, combattimenti improbabili e così via. I vari show down che ci sono stati durante i 10 episodi sono stati abbastanza eccessivi e portati esageratamente per le lunghe.
Non parliamo neppure dell'ultimo episodio, che non ha alcuna logicità, se non forse quella di lasciare spazio aperto per una eventuale seconda stagione. Una colonna sonora ottima ha contribuito non poco ad alzare il punteggio che ho assegnato.
Certo se dovessero fare una seconda serie la guarderei, ma ormai senza aspettarmi più di tanto.

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Completed
Never Let Me Go
0 people found this review helpful
Dec 13, 2023
12 of 12 episodes seen
Completed 0
Overall 6.5
Story 6.5
Acting/Cast 7.5
Music 7.5
Rewatch Value 5.0

Bisogna veramente scollegare il cervello

Siamo di fronte a un qualcosa che avrebbe potuto essere di livello decisamente superiore. La recitazione degli attori è stata a tratti altalenante, meglio nella coppia secondaria che in quella principale, ma quello che veramente ha fatto più volte cadere le braccia per terra è lo scempio di una trama che per una buona metà del tempo non ha alcun senso.
A partire dalla assurdità di affidare la sicurezza di un erede di una famiglia prestigiosa minacciato di morte ad un ragazzo della stessa età che, per quanto abbastanza energico, è pur sempre cresciuto fra pescatori e non ha alcuna esperienza in merito, passando per tutte le varie circostanze in cui, specialmente, verso la fine, le guardie del corpo c'erano ma mai quando servivano, transitando per un soggiorno sotto mentite spoglie in un resort, al solo scopo di fornire allo spettatore l'idea di una luna di miele, gran parte di quello che accade è buttato lì con ben poca logica.
La stessa cinematografia lascia spesso a desiderare, stranamente proprio nelle scene di spiaggia dove ci dovrebbe essere il sole, dove tutto dovrebbe essere illuminato, i colori virano verso un grigio giallastro malsano che da l'idea che invece che il sole ci siano sempre solo nuvole. Non che sia di fondamentale importanza, ma la sensazione che si ha è comunque di sgradevolezza, come di un filmato degli anni 70 o 80.
Purtroppo anche la maturazione dei personaggi lascia abbastanza a desiderare. Nueng verso la fine fa il figo ma senza troppa convinzione e non la racconta a nessuno, Palm si inchioda nel suo ruolo di vittima sacrificale, suo padre è un personaggio monodimensionale e sua madre può essere definita solo come un tipo molto particolare.
Tornando alle assurdità della trama, tutto l'arco della fuga nel resort è una assurdità bella e buona, i due ragazzi sono troppo spensierati considerato quello che sta accadendo a Bangkok.
Le scene d'azione e di combattimento le ho trovate francamente a tratti ridicole, specialmente alla fine, quando lo zio Kit bamboleggiava, come ha fatto più o meno per tutto il drama.
E vogliamo parlare dell'assurdità del fatto che in una scuola, praticamente costruita dal padre di Nueng, proprio suo figlio sia vittima di bullismo?
Devo rivedere i punteggi, inizialmente l'avevo valutato troppo in alto.

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Completed
Love in the Air
0 people found this review helpful
Oct 23, 2023
13 of 13 episodes seen
Completed 0
Overall 8.5
Story 8.0
Acting/Cast 9.0
Music 7.0
Rewatch Value 8.0

I drama tailandesi sono diversi

Bisogna partire da questa premessa: la recitazione è diversa da quella a cui siamo abituati se non abbiamo mai visto un drama thailandese, o ne abbiamo visto pochi.
Anche gli attori sono molto diversi da quelli a cui possiamo esserci abituati guardando drama cinesi o coreani. In realtà le persone sembrano molto più vere, perché questi attori hanno un aspetto più umano, meno plastificato e, soprattutto, sembrano essere dotati di un po' di carne sulle ossa, cosa che molto spesso manca nelle loro controparti di altri paesi.
Alla fine si tratta di una questione di gusti, a me personalmente il cambio è garbato abbastanza.

Ho assegnato un voto abbastanza alto alla recitazione non tanto in linea generale, ma in riferimento soprattutto alle scene amorose. Qui ci portiamo decisamente nel territorio del porno soft e bisogna ammettere che questi ragazzi sanno essere molto convincenti. Onore al merito non solo perché riescono a farci percepire sia la lussuria che il sottostante sentimento amoroso, ma soprattutto perché i quattro attori principali sono dei novellini, praticamente alle prime armi. Guardandone le biografie non credevo ai miei occhi.

Purtroppo, usciti dalla camera da letto, le vicende in sé lasciano a volte un po' a desiderare: c'è una lunga serie di scene, spesso terribilmente cliché, che fanno pensare a situazioni viste e riviste forse fin dagli anni settanta, ovviamente traslate in un contesto etero perché all'epoca il BL praticamente non esisteva.

La prima coppia, Pioggia e Tempesta, si muove nella duplice ambientazione di una università di architettura e di un sottobosco di corse clandestine con la moto, tratteggiato in maniera veramente inverosimile e pedestre. Mi ha irritato particolarmente che dicessero che era un luogo dove si poteva scommettere di tutto, perfino il proprio compagno, per poi lasciare cadere la cosa senza sfruttarla. Non che volessi vedere una situazione del genere, ma se fai un'affermazione così forte uno si aspetta che abbia un seguito, altrimenti si può evitare di farla.

Come spesso accade, e non solo in tema BL, ci sono situazioni di dubbio consenso, all'inizio, ma mai eccessive. Il rapporto si evolve poi in un leggerissimo dom/sub, molto, molto vaniglia, dove Tempesta, più adulto e navigato, si assume un po' l'onere di aiutare Pioggia a crescere e ad assumersi le sue responsabilità.

Passata la boa della metà del drama, l'azione si sposta sulla seconda coppia, Vento e Cielo, la cui vicenda è forse dipanata un po' meglio, prendendo le mosse dal doloroso passato di Cielo, che ne ha passate veramente di brutte e ne patisce le conseguenze psicologiche. Anche qui si passa dalla facoltà di architettura all'ambiente delle corse clandestine, ma Vento è anche un dirigente della società di famiglia, quindi un tipo piuttosto ricco, con un passato da playboy che decide di abbandonare quando si invaghisce di Cielo. Conquistarlo sarà dura ma, ovviamente, tutti i santi finiranno in gloria. Anche qui, l'inizio della relazione ha un vago olezzo di dub-con, con contorno di comportamento da stalker da parte di Vento, poco avvezzo a sentirsi rifiutare e veramente intrigato da questo ragazzo così particolare. Piace che, ben presto, il suo comportamento cambierà da predatore a protettore non appena conoscerà Cielo un po' meglio.

Nel frattempo, l'interazione fra Pioggia e Cielo, i due passivi studenti di architettura, regala scenette gustose: Pioggia è un imbranato incapace di "leggere" le situazioni, Cielo è sfacciato e provetto nel botta e risposta, anche col suo ragazzo. E le sue magliette sono una più gustosa dell'altra.

Diciamoci la verità schietta: il drama non è particolarmente meritevole dal punto di vista dell'ambientazione, i luoghi e le situazioni sono appena tratteggiati, molte cose vengono lasciate in sospeso, dichiarate senza essere spiegate, e probabilmente ho aggiunto un mezzo punto alla mia valutazione solo perché è uno dei primi BL thailandesi che guardo e sono ancora titillata dalla novità. Aggiungiamoci che la gestione del suono spesso è carente, non so se anche in originale o solo nella copia che ho visionato io, e a volte parte a palla della musica non si capisce per quale motivo.

Eppure, a voler ben guardare, pur nella solo apparente superficialità della storia, si possono trovare riferimenti validi. La scuola, anche se poco delineata, è un luogo dove, se manchi una scadenza, anche di poco, patisci delle conseguenze. Ci sono azioni o inazioni a cui non puoi rimediare solo chiedendo scusa: devi assumertene la responsabilità. Passato l'inizio delle interazioni fra i ragazzi, in odor di burrasca, le relazioni si sviluppano in maniera reciprocamente molto rispettosa. E così via. E' proprio il caso di dire che, sotto la commedia, c'è un substrato di moralità non indifferente. Certo, volendo affrontare la visione senza preconcetti bigotti.




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Completed
Believe in Love
0 people found this review helpful
May 13, 2023
24 of 24 episodes seen
Completed 0
Overall 7.0
Story 6.5
Acting/Cast 8.0
Music 6.0
Rewatch Value 1.0
Believe in Love è un drama cinese del 2022, in 24 puntate da 45 minuti, per la regia di Shen Jin Fei.

Tutto, in quest’opera, parla di basso budget: le ambientazioni sono variate pochissimo, ci troviamo sempre negli stessi ambienti. I costumi sono decenti (a parte le spalle scoperte della protagonista: si è visto mai?), ma cambiati raramente nel corso dei 24 episodi. La musica e le canzoni non ci lasciano alcuna impressione, la cinematografia è proprio basilare, con un paio di guizzi di fantasia quando girano una scena riflessa nell’acqua, lo stesso dicasi per la CGI, piuttosto anonima. Il comparto tecnico, insomma, è appena appena sufficiente.

La storia? Si narra delle avventure di Lu Yue Er, una ragazzina, bravissima cuoca, che pare avere una malattia congenita al cuore ed è per questo evitata da tutti. Un giorno, però, il Signore di un’isola dedicata alle prelibatezze culinarie comincia a farle una corte spietata, per convincerla a sposarlo a tutti i costi. Quello che la nostra Yue Er non sa, è che Hua Yi Nan, il Signore di cui sopra, è costretto a sposarla obbligato dal testamento del padre, o non potrà ereditare.

Su questo canovaccio si innestano circonvoluzioni assortite di reincarnazioni, demoni e fate, amori contrastati, triangoli, famiglie sgradevoli, complotti, perdite di memoria, vendette. Tutto, purtroppo, già visto e rivisto. Non sarebbe grave, se fosse presentato con garbo. Sfortunatamente, anche il settore interpretazione a volte lascia a desiderare. Non conoscevo i due attori principali. Lui, Huang Sheng Chi, è carino e “mediamente espressivo”. Lei, Zheng He Hui Zi, non è la tipica protagonista dei drama: di aspetto fisico ben lontano dalla bellezza angelica di molte colleghe, è stata pure mal servita dal comparto trucco, che l’ha resa un mascherone di colori accesi, ben poco attraenti in generale, e in particolare sul suo viso. Che si riesca comunque ad apprezzarne una performance tutto sommato molto gradevole e sul pezzo non fa che confermare che si tratti di un’attrice con potenzialità.

L’antagonista, Xiao Kai Zhong, l’avevo già visto come protagonista di Be my cat, dove ben interpretava un dolce generale alieno/felino. Qui, invece, è un demone innamorato da millenni della protagonista e il suo viso e le sue espressioni ben si attagliano anche a questo ruolo. Mi è piaciuto.

La coppia di spalla si è comportata bene, mentre la matrigna e la sorellastra di Yue Er sono ignobili ma ridicole e suo padre è completamente fuori scala, da umorismo involontario. Ecco, come drama sarà pure etichettato come commedia romantica, ma si ride veramente poco e di commedia vera e propria se ne trova solo a sprazzi ben distanziati. Come se non bastasse, quando inizia l’arco della “obbligatoria” perdita di memoria, tanto cara a tanti sceneggiatori, la storia precipita in una serie di puntate noiose, mentre la trama diventa sempre meno plausibile e inutilmente intricata, perdendo pure dei pezzi per strada. Il finale, quando giunge, cerca di sorprenderci, ma lo spettatore smaliziato non si fa ingannare!

In sunto, un drama parzialmente xianxia che non potrei nemmeno definire commediola, perché non si ride, piuttosto anonimo nella presentazione e nell’esecuzione, che non ha nemmeno il plus di inserire temi politici o sociali. In una parola? Mediocre.

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Completed
Hotel del Luna
0 people found this review helpful
Mar 10, 2023
16 of 16 episodes seen
Completed 0
Overall 9.0
Story 10
Acting/Cast 9.5
Music 8.5
Rewatch Value 9.0
Hotel del Luna è un drama coreano del 2019, composto da 16 episodi di lunghezza variabile tra un’ora e un quarto e un’ora e mezza. Non bisogna però lasciarsi spaventare: in tutta l’opera i momenti di vera e propria noia sono veramente pochi, mentre assistiamo spesso a scene molto pregnanti, con situazioni e frasi di grande profondità, che colpiscono il segno, anche sotto la cintura.

Molta gente getta via i suoi tesori e rischia la vita per proteggere ciò che vuole nascondere…

Per la sceneggiatura delle Hong Sisters (Hong Jung Eun e Hong Mi Ran), autrici tra l’altro di Alchemy of Souls, e per la regia di Oh Choong Hwan, che ha diretto While You Were Sleeping e Big Mouth, solo per citarne un paio, questa serie si apre con una scelta musicale piuttosto particolare, per un drama coreano: Sonata al chiaro di luna, di Ludwig Van Beethoven. Capiremo presto che, nell’economia della storia, la luna ha un posto rilevante.

Protagonista indiscussa di Hotel del Luna è Jang Man Wol, la proprietaria dell’albergo, interpretata da una splendida IU. Ma non dobbiamo pensare a questo hotel come ad un normale esercizio commerciale: normalmente è nascosto ai vivi e i suoi clienti, tutti fantasmi, vengono da lei per abbandonare le preoccupazioni terrene, risolvere situazioni lasciate in sospeso, liberarsi di vecchi rancori e così via, allo scopo di poter serenamente lasciare questo mondo e passare nell’aldilà. Anche tutti i dipendenti dell’hotel sono fantasmi, ognuno con la propria storia, la propria motivazione a rimanere lì, a volte per centinaia di anni. Tutti fantasmi, dicevamo, tranne uno: il manager, che si occupa delle questioni finanziarie, è sempre una persona viva.

A ricoprire questa carica, che trova ben poco attraente, viene chiamato Goo Chan Sung (Yeo Jin Goo), un giovane e brillantissimo vicedirettore in una catena multinazionale di hotel, che viene costretto ad abbandonare una promettente carriera e obbligato ad occuparsi del Del Luna, perché suo padre fece un patto con Man Wol quando lui era bambino: avrebbe salvato il padre, a condizione che le cedesse il figlio dopo 20 anni. Da qui si comprende come, almeno all’apparenza, la proprietaria dell’albergo non sia una persona pietosa e gentile. Con questi echi alla ‘Il Bello e la Bestia’, le prime interazioni fra i due non saranno molto pacifiche.

Le vicende dell’hotel si svolgono sostanzialmente in due direzioni: da una parte, abbiamo il millennio e fischia della storia di Man Wol, che veniamo scoprendo a poco a poco mentre, inevitabilmente, finisce per innamorarsi, ricambiata, del suo manager. Dall’altra parte, abbiamo tutta una serie di accadimenti che riguardano un nutrito numero di personaggi, più o meno secondari, che formano sostanzialmente l’ossatura del drama, perché in realtà ‘rubano’ la maggior parte della scena. Tutto non è sempre come sembra: rapinando il motto a Labyrinth, molte delle storie delle anime in transito si riveleranno essere diverse da come apparisse in principio. E sono storie spesso molto commoventi, che mettono a dura prova la nostra riserva di empatia, aiutate da un commento musicale azzeccato e da una cinematografia spesso geniale, anche se, per contro, a volte ci sono scene in cui la telecamera balla. Il tutto è sempre così curato che sarei portata a credere che questo effetto, a volte anche un po’ fastidioso, possa essere voluto.

Ma vogliamo parlare della CGI? Per una volta, non la nominiamo per riderne o lamentarcene: nei primi episodi ci sono delle scene in cui si vede un credibilissimo serpente e, addirittura, una splendida tigre. Ma splendida davvero, altro che il gatto di ‘I m a Pet At Dali Temple’, che mi ha segnato a vita…

Hotel del Luna è un drama in cui non si è badato a spese. Ambientazioni, effetti speciali, trucco, parrucco e costumi sono di prima qualità. Anzi, incredibilmente IU cambia più abiti di Zhang Zi Yi in ‘The Rebel Princess’ e forse non saranno altrettanto sontuosi, ma sono comunque bellissimi, e le stanno da dio. Credo sia la prima volta in cui sono rimasta affascinata dalla protagonista invece che dalla controparte maschile. IU è un’attrice che sa costringerti a guardarla e, una volta ottenuta la tua attenzione, sa comunicarti il messaggio. Una grande, anche considerato che il suo personaggio non è, per molto tempo, dei più simpatici. Per contro, il protagonista maschile non è altrettanto affascinante. Complici una caratterizzazione meno interessante e forse anche un’interpretazione un pelino meno magistrale, il manager di Yeo Jin Goo non appare così avvincente. In aggiunta, non incontra del tutto nemmeno i miei canoni estetici, ma siamo proprio nel reame delle preferenze personali.

In realtà, in linea generale, il cast ha fatto un lavoro egregio. Praticamente tutti e sì, anche Yeo Jin Goo, hanno interpretato alla grande i vari personaggi, spesso dolenti, che popolano la serie: è solo che IU, qui, sta un palmo sopra. La sua Man Wol, bloccata da molti secoli nell’hotel perché non sa liberarsi del rancore per un tradimento subito, riesce nel tempo a conquistare la nostra simpatia. Le sue abitudini spendaccione, che Chan Sung è costretto ad arginare per rimediare alle catastrofiche finanze dell’hotel, hanno delle motivazioni e contribuiscono a renderla più umana, nonostante la sua lunghissima esistenza e i suoi poteri soprannaturali.

Devo confessare che inizialmente ero piuttosto risentita di come fossero presentate le vicende: che diamine, in un periodo in cui pullulavano soldati sanguinari e banditi assassini, perché la sola punita con l’essere incatenata all’Hotel del Luna per espiare doveva essere l’unica donna così abile da battere gli uomini? Ma tale destino non è solo una punizione: anche Man Wol ha molto risentimento da abbandonare prima di poter passare all’aldilà e, se alcuni fantasmi ci mettono poco, altri impiegano anche secoli. Solo che lei li batte tutti! La sua esistenza terrena è legata ad un albero spoglio che la trattiene all’hotel e, quando sarà fiorito e i fiori saranno appassiti, la libererà e le permetterà di trapassare. Inutile specificare chi sarà a far fiorire quell’albero, mettendo in fibrillazione lo staff dell’albergo.

A mente un po’ più fredda, si potrebbe argomentare che fin troppo tempo, nell’economia del drama, sia dedicato alle vicende dei personaggi secondari, alle anime dolenti che devono riuscire a liberarsi di ciò che le trattiene in terra per poter serenamente trapassare e, chissà, magari reincarnarsi. A volte ci si scopre ad aspettare con impazienza il ritorno in scena della coppia principale o, almeno, di uno dei due. Però, in compenso, la narrazione di queste storie è molto avvincente e commovente, regalando spesso perle di saggezza e momenti di lirismo. Non secondariamente, molti personaggi vengono caratterialmente approfonditi. La serie è strutturata in modo da non offrire molte occasioni di allegria: quando finalmente un’anima risolve i suoi problemi e si avvia in auto lungo il tunnel che porta all’aldilà, salutata dallo staff dell’albergo, quello che prova lo spettatore non è gioia per il successo del fantasma, ma dolore per la separazione e la perdita definitiva del personaggio ai fini del racconto, sentimenti tanto più accentuati quanto più è stata importante la sua presenza all’interno del drama.

Nonostante ci siano comunque molte situazioni divertenti, l’aria che si respira è cupa, drammatica: le storie dei defunti sono spesso tragiche, e lo stesso destino di Man Wol è dolceamaro: il suo scopo è lasciare l’albergo, trapassare, ma ora è innamorata di Chan Sung, come andrà a finire? E lo stesso Chan Sung, che fine farà?

L’ultimo episodio è una lunga agonia. Preparate i fazzoletti e non siate avari. Ci sono, come già visto in altri drama (uno fra tutti: Legend of Yun Xi) delle scene post crediti che lascerebbero intendere in qualche modo un epilogo diverso da quello appena presentato, ma sono posticce, oscure e, a mio personalissimo parere, non spiegano nulla. Per me il drama termina senza incomprensibili contentini. Se poi dovessero mai fare una seconda serie, con un altro padrone di casa, gli darò certamente una possibilità.

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Completed
What's Wrong with Secretary Kim
0 people found this review helpful
Jan 16, 2023
16 of 16 episodes seen
Completed 0
Overall 8.5
Story 8.5
Acting/Cast 9.5
Music 8.0
Rewatch Value 8.0

Alcuni aspetti sono stati gestiti male

Il vice presidente di una grossa compagnia a conduzione familiare, perfezionista e viziatissimo narcisista, viene un giorno sorpreso da una notizia sconvolgente: la sua segretaria, che lo serve da nove anni 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, ha deciso di dare le dimissioni. Per lui è uno tsunami: cosa passerà mai per la testa della segretaria Kim?

Avrebbe potuto essere uno splendido fuoco d'artificio, invece assomiglia di più a un grosso petardo, luminoso, assordante, ma pur sempre un petardo.
Per carità, è un drama molto simpatico, a tratti anche molto divertente, l'ho visto d'un fiato e l'ho gradito parecchio, ma non posso fare a meno di chiedermi quale capolavoro avrebbe potuto essere se alcuni aspetti fossero stati condotti in maniera migliore.

Tutta la storia del rapimento, dei fratelli e della rapitrice è stata gestita in maniera pedestre. A tratti sembra appiccicata lì per inserire un motivo di conflitto dove altrimenti non ve ne sarebbe uno, e questa parte così volutamente tragica stona parecchio col tono lieve e scanzonato con cui viene affrontato il resto della vicenda, pur avendo questa, comunque, diversi spunti di riflessione.

E' molto carina, per quanto ovviamente poco plausibile, l'interazione fra i vari impiegati dell'ufficio, gli amori che vi sbocciano si prevedono da qualche miglio di distanza, ma senza nulla togliere al divertimento. Al massimo, si può opinare che certe situazioni, ripetute ad libitum, alla fine diventino stucchevoli e noiose. Un paio almeno di episodi di meno avrebbero reso il tutto più fresco e godibile.

Il commento musicale fa il suo dovere e i costumi... beh, a prescindere dalla splendida Park Ming Young, che dell'insieme gonna a tubino-camicetta ha probabilmente fatto una bandiera, gli uomini vestiti in tre pezzi, preferibilmente scuri, sono da leccarsi i baffi.
Park Seo Joon, con la sua figura, sarebbe da palpitazioni anche vestito di sacco. In completo scuro è un attentato alle coronarie di questa povera anziana signora... soprattutto perché recita anche molto bene, in modo credibile e senza strafare. Splendido.
Ma, in realtà, tutti gli attori hanno recitato molto bene, contribuendo non poco al successo del titolo.
Soprattutto, la coppia principale ha una buona chimica e Park Seo Joon bacia da dio, senza dare l'impressione "bacetto a stampo del cortiletto dell'asilo" che tanto spesso dobbiamo subire altrove.

Il fatto che di diversi personaggi si siano seguite crescita e maturazione ha reso il tutto più completo e meno frivolo.

Un titolo che sicuramente consiglio agli amanti delle commedie romantiche, specie se di ambientazione ufficio. Di questo sottogenere, probabilmente è una delle migliori in circolazione.
Non mi ha completamente soddisfatto per le motivazioni che ho spiegato prima, ma rimane comunque un drama da non perdere.

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Unnatural
0 people found this review helpful
Aug 29, 2022
10 of 10 episodes seen
Completed 0
Overall 9.0
Story 9.0
Acting/Cast 9.5
Music 9.0
Rewatch Value 8.0

Meglio di molti simili di produzione occidentale.

Diciamoci la verità: ne abbiamo visti tanti, di questo genere. A partire dalle prime serie di CSI siamo stati abituati fin troppo bene, e quel format è diventato un po' la pietra di paragone per tutte le serie successive. Beh, non possiamo dire di essere qui alla stessa altezza, d'altronde gli imitatori raramente sono meglio degli originali, ma questo prodotto si difende benissimo, tanto che sono rimasta molto delusa nel non trovare un sequel.
A partire dalla protagonista, una donna forte, una sopravvissuta, che ha mantenuto etica e voglia di vivere, passando per il collega segnato dalla perdita traumatica della fidanzata 8 anni prima, per giungere all'ultimo arrivato, il ragazzino con troppi segreti, i personaggi sono tutti accattivanti, umani, veri. I cattivi hanno una motivazione per certi versi plausibile, anche se non tutti. Ecco, ho tolto mezzo punto perché uno dei boss finali non mi ha convinto troppo ma, per il resto, sono 10 episodi che volano tutti in un fiato e, benché si arrivi alla soluzione del mistero sottostante, si rimane col distinto desiderio di averne ancora.
Le indagini sono condotte in maniera tale da non perdere suspense, ci sono diversi momenti molto tesi ma, per contro, anche situazioni divertenti che stemperano la tensione, in un mix ben concepito e realizzato.
Vengono affrontati temi anche di interesse sociale, come il bullismo, e la storia fila liscia fino alla fine senza noia e senza dare l'idea di essere affrettata: sono riusciti a fornire le necessarie informazioni col tempismo necessario, e non è da tutti.
Ambientazioni e musiche sono più che sufficienti, considerato il genere di prodotto, molto piacevoli le OST.
Gli attori hanno dato tutti prova di ottima professionalità, sotto una direzione artistica che non li ha costretti ad esagerare la recitazione, che è rimasta molto naturale.
In sunto, drama promosso su tutta la linea.

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Completed
Strangers from Hell
0 people found this review helpful
Aug 24, 2022
10 of 10 episodes seen
Completed 0
Overall 8.5
Story 8.5
Acting/Cast 10
Music 8.5
Rewatch Value 6.0

Purtroppo non mantiene fino in fondo quello che promette all’inizio


Devo ammetterlo: i primi episodi mi hanno scioccato e irrimediabilmente catturato.
L’atmosfera cupa, pesante, claustrofobica, ossessiva e sporca incatena lo spettatore che non decida di scappare subito a game levate. Perché sì, la tentazione in principio c’è stata, quando ho temuto che mi si stesse guidando verso territori dove non avrei voluto andare. Ma, superato il momento, la storia si dipana ineluttabile e allo spettatore ignaro o preavvisato non resta che assistervi.
L’inferno è l’assenza del diavolo che ci aveva tentati, avrei detto io, probabilmente sbagliando. La tesi che propugna questa serie è che l’inferno siano gli altri, intesi come il nostro prossimo che ci rende la vita un inferno, o il cui sguardo ci costringe entro una gabbia in cui non avremmo mai creduto di voler e poter entrare. E rimanere. I riferimenti letterari, a partire dalle Metamorfosi di Kafka, si sprecano e diventano motivo e pretesto per il pesante sotto testo psicologico che, più delle scene sanguinolente, forma l’ossatura di questo drama.
Il giovane campagnolo Jong Woo viene a Seul, dove un vecchio compagno di scuola gli ha trovato un lavoretto alle sue dipendenze. La vita è molto più cara che a casa e il nostro troverà alloggio solo in un ostello semi fatiscente di periferia, abitato da una serie di inquietanti personaggi, la maggior parte dei quali pare afflitta da tare o turbe mentali. Date a un animale una tana in cui sentirsi al sicuro e non proverà stress. Ma quando quella casa, oltre a essere sporca all’inverosimile e priva di comodità, è teatro di circostanze via via sempre più inquietanti e minacciose, dove potrà il nostro protagonista distogliere la mente dai suoi problemi? E non sono pochi: a casa è rimasto un fratello malato con la madre, la sua ragazza è talmente impegnata col lavoro da non avere tempo per lui, e in più non riconosce il disagio che la nuova sistemazione gli procura, il suo nuovo capo lo disprezza e non glielo manda a dire, e anche chi dovrebbe insegnargli il lavoro fa di tutto per ostacolarlo. Vogliamo dire che la sua vita è un inferno? E siamo appena agli inizi, perché presto diverse persone cominceranno a sparire dalla sua vista, ma non dalla nostra, che verrà resa immediatamente edotta della fine che han fatto.
La storia si svolge per la maggior parte nell’edificio cadente di cui sopra, dove gli inquilini vengono identificati col numero della stanza, e questo ostello di nome Eden (!) è terribilmente buio, vecchio e lurido. Le stanze sono minuscole, lerce, senza aerazione e con pochissima luce, e gli spazi comuni non sono molto meglio. In questa atmosfera opprimente si intuisce un fetore di umanità non solo sporca, ma anche malata, un fermentare di malvagità e perversioni assortite che ammorba il nuovo inquilino e lo spettatore afferrandolo fermamente alla gola. E in questo inferno Jong Woo si dibatterà come un pesce nella rete, incapace di fuggire o far prendere sul serio gli allarmi che lancia sulle stranezze del luogo. Solo una poliziotta di basso grado gli crederà, ma dovrà fare i conti coi ranghi superiori che rifiutano di indagare su quelle che credono sciocchezze.
L’atmosfera è solo una parte di ciò che rende questo drama indimenticabile. La parte del leone la fanno sicuramente gli attori.
Im Si Wan è decisamente il migliore nell’interpretare il protagonista principale Jong Woo. La sua è forse la parte più complessa, perché descrive la sua progressiva discesa all’inferno sia esteriore che interiore. Lo vediamo cambiare letteralmente di minuto in minuto, man mano che la pazzia che lo circonda pare avvolgerlo e risucchiarlo, mentre il viso e gli occhi riflettono irritazione, paura, paranoia, furia, lucida follia.
Lee Dong Wook interpreta Moon Jo, un inquietante dentista che pare sin da subito attirato dal protagonista il quale, dietro le sue attenzioni, non tarderà a discendere in una spirale di demenza sempre più stretta. Siamo abituati a vedere questo talentuoso attore in parti da commedia romantica, ma possiamo tranquillamente dire che ha superato l’esame anche per i ruoli da malvagio.
Gli attori che interpretano gli abitanti dell’ostello sono bravissimi nelle loro parti che descrivono una dis-umanità particolarmente sgradevole. Menzione particolare per la padrona di casa, apparentemente un’ottima cuoca, ma di cui è sconsigliato provare i piatti. Poliziotti, colleghi, tutti hanno fatto un lavoro egregio, che ha contribuito molto alla riuscita del titolo, in questo aiutati anche dalle musiche, per la maggior parte non particolarmente gradevoli, perché terribilmente affini alle scene che commentano. Ci sono però quattro belle canzoni e alcuni pezzi con cori decisamente disturbanti.
E’ un bene che la performance degli attori sia così valida, perché purtroppo la storia presenta diverse pecche ineludibili, a partire dalla scarsa credibilità che le vicende siano fatte proseguire fino alle estreme conseguenze, con pochissima ingerenza da parte delle autorità. Si ha la netta impressione che nessuno intervenga solo per poter lasciare agire indisturbati gli assassini, ci sono diverse circostanze non spiegate, ma questo sarebbe anche tollerabile se la storia procedesse con piglio deciso dal principio alla fine. Invece, come spesso accade, i tempi si dilatano a dismisura, le situazioni diventano ripetitive e ridondanti. Vero che i tempi lunghi contribuiscono a giustificare la discesa agli inferi del protagonista, ma comunque alcune puntate in meno – almeno due, o anche tre – sarebbero andate a beneficio della fruibilità. L’atmosfera e gli accadimenti sono già cupi e opprimenti, se ci si aggiunge lentezza sopraggiunge la noia. Sì, ci sono state alcune puntate di noia per saturazione che a un certo punto mi han fatto quasi lasciare la visione, ma fortunatamente ho perseverato e sono giunta fino alla fine, e ben contenta di averlo fatto.
E’ un drama con diverse pecche, come detto, ma un drama che lascia il segno. Riesce a farti sentire sporco dentro perché sposa la tesi che il diavolo sia già dentro di noi e che basti relativamente poco a farlo affiorare. E agire.
In chiusura, un amichevole avvertimento: se avete lo stomaco delicato, non guardatelo mangiando o dopo aver mangiato. Mi ringrazierete.

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Completed
I Hear Your Voice
0 people found this review helpful
Aug 21, 2022
18 of 18 episodes seen
Completed 0
Overall 9.5
Story 9.5
Acting/Cast 10
Music 8.0
Rewatch Value 9.0

Una galleria di personaggi magnifici

Titolo che ha un punteggio altissimo, per un sacco di buone ragioni. Partiamo con ordine.

Attori.

Lee Bo Young, protagonista femminile, che ben interpreta un personaggio a tratti anche molto antipatico. Brava nelle parti umoristiche come in quelle tragiche, senza eccedere.
Lee Jong Suk, protagonista maschile, magistrale interprete di un ragazzo dotato del potere di leggere nel pensiero, ma non per questo benedetto dal cielo, anzi.
Yoon Sang Hyun, secondo protagonista maschile, inizialmente una macchietta insopportabile (perché ben recitata), e successivamente interprete coi controfiocchi di un uomo onorevole sotto molti punti di vista.
Jung Woong In, il cattivo di turno. E’ riuscito a rendere il suo personaggio odiosamente umano, tanto da farcelo odiare fin quasi ad amarlo. Quasi.
Tutta la serie degli attori di contorno, dalle spalle alle macchiette, ha fatto un ottimo lavoro. Recitazione ottima praticamente da parte di tutti.

Personaggi.

Inizialmente ho pensato addirittura di piantare in asso la serie. La protagonista era una vanesia superba e menefreghista, il protagonista un marmocchietto, il secondo violino maschile una macchietta insopportabile… e così via. Più di una volta mi sono chiesta dove fossi capitata, ma ho perseverato. E, in breve tempo, i personaggi hanno cominciato a maturare, a cambiare sotto i miei occhi, aggiungendo sfaccettature e sfumature alla primitiva impressione monodomensionale e monocroma. Interagendo gli uni con gli altri, si sono migliorati a vicenda, si può dire che siano cresciuti insieme sotto i miei occhi. Anche quelli che sono rimasti pressoché immutati hanno comunque trovato una giustificazione nelle vicende passate. Sono buoni personaggi perché non ci sono angeli completi e demoni perfetti. Sono umani: i cattivi hanno debolezze, e non è detto che alcuni siano poi così cattivi, mentre i buoni hanno comunque la loro dose di difetti e meschinerie.

Costumi, ambientazioni.

Drama ambientato prevalentemente in ambito legale, il che prevede donne eleganti e uomini in completo scuro. E lo sappiamo tutti che un uomo in abito scuro guadagna automaticamente punti. Se poi quell’uomo è Lee Jong Suk, diventa materia per sogni bagnati. Peccato che tenga più spesso la divisa scolastica!

Colonna sonora.

Sinceramente non il punto di forza di quest’opera. Qualche canzone carina, ma nulla di cui scrivere a casa. Le musiche di background hanno un paio di tracce molto coinvolgenti, ma nulla di più.

L’amore.

Ah, argomento controverso. Una avvocato di 28 anni e uno studente di 20? Giammai! Il contrario magari sì, però, vero? In verità, all'inizio la donna è così infantile e petulante che potrebbe benissimo passare per liceale. La chimica fra i due c’è, e d’altronde Lee Jong Suk starebbe bene anche con un’asse da stiro… Quello che purtroppo manca è la relazione vera e propria fra i due. Un paio di baci e una convivenza apparentemente platonica non sono propriamente soddisfacenti, dal punto di vista dello spettatore. Si rischia molto la sindrome del SL: il secondo protagonista vien su così bene che non si può fare a meno, col tempo, di tifare per lui.

La storia.

Le vicende iniziano in maniera apparentemente abbastanza lineare. Una serie di eventi del passato, più o meno traumatici, trascina i propri effetti fino al presente. Ma ad esserne protagonisti non sono solo i personaggi principali, con lo svolgersi della storia si dipinge un affresco complesso che viene man mano a toccare, avvicinare e coinvolgere buona parte del cast. Gli accadimenti sono concatenati in maniera logica, i vari processi che si svolgono in tribunale, i pericoli, le indagini, le interazioni e la crescita dei personaggi, tutto contribuisce a rendere questo titolo una visione entusiasmante. Mentre lo stai guardando.

Ma, appena finito l’ultimo episodio, ti rendi conto che non ti è mai stato spiegato per quale motivo il protagonista Park Soo Ha sia dotato del potere di sentire i pensieri altrui. Devi accettarlo come premessa e, dal momento che si tratta di una sua caratteristica unica, in una ambientazione non fantasy, lascia un po’ sconcertati. Poi ti ricordi anche di aver dovuto inghiottire il rospo dell’onnipresente perdita della memoria e ti riprometti di andare a cercare le statistiche mondiali sull’argomento, per capire se si tratti di una peculiarità coreana (e cinese) o se accada così spesso anche altrove. Poi decidi, non conoscendo le peculiarità del sistema penale coreano, di soprassedere sull’assurdità di condannare qualcuno per omicidio sulla base del ritrovamento di una sola mano mozzata. E ti domandi quanto sia realistica la descrizione degli speciosi processi mostrati…

Poi però pensi anche a tutti gli insegnamenti ricevuti per strada: la necessità di ascoltare, e non necessariamente solo la voce, la virtù dell’immedesimazione nel prossimo, l’inutilità dell’odio e della vendetta, il valore dell’impegno, e così via. E ti ricordi che quello che hai appena guardato è un prodotto di intrattenimento, non un documentario sul sistema giudiziario coreano (magari chiedendoti maliziosamente quanto siano verosimili le serie americane ambientate similmente) e che comunque, mentre lo stavi guardando, non ti importava di nulla: né della disparità dell’età della coppia principale, né degli strani processi, né dell’origine del dono di PSH, e neanche della perdita di memoria, visto che è durata poco. Mentre lo guardavi eri occupata a stare sul bordo della sedia a goderti l’interpretazione degli attori su personaggi magnifici. E rimani soddisfatta.

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Completed
The Long Ballad
0 people found this review helpful
Jun 2, 2022
49 of 49 episodes seen
Completed 0
Overall 10
Story 10
Acting/Cast 10
Music 10
Rewatch Value 10

Da vedere e rivedere molte volte

Un'ottima produzione, con una magnifica coppia di interpreti e dei comprimari eccezionalmente bravi. Ma prima di qualsiasi altra cosa vorrei spendere qualche parola per la magnifica colonna sonora. Se Cocoon di Zhou Shen è alle solite vette dell'interprete che ormai tutti conosciamo e amiamo, e altre canzoni tolgono parimenti il fiato, è nelle musiche strumentali che questo drama eccelle. Una OST indimenticabile, con alcuni brani che si potrebbero solo definire geniali e che contribuiscono non poco alla riuscita del titolo. Sono diventati la colonna sonora che mi accompagna al lavoro.

Togliamoci subito il sassolino dalla scarpa: ci sono alcune scene, soprattutto di battaglia, che ci vengono mostrate a disegni (il drama è tratto da un manhua). Che sia stato fatto per risparmiare o per problemi tecnici in tempi di Covid, a me non ha disturbato. Preferisco un bel duello coreografato ad una scena di battaglia d'insieme. Se puoi tirare una tenda su due che vanno a letto, puoi anche disegnare una battaglia. Non disturba la storia, non mi ha dato fastidio, anzi. Si potrebbe dire che la scelta abbia aggiunto carattere e originalità al titolo.

La storia in sé è di ampio respiro, se pure a tratti soffra delle solite esagerazioni e ingenuità che servono a mandare avanti la trama della maggior parte dei drama in costume. E' inutile lamentarsene, quando sappiamo benissimo che fa parte del genere. Prendere o lasciare. Il finale ci lascia fortunatamente un buon sapore in bocca, e anche questo è importante.

Molti si sono lamentati della differenza di età tra Dilraba e Leo. Leo Wu, che avevo conosciuto ragazzino in Nirvana on fire, una manciata di anni dopo si è rivelato un giovanissimo adulto di talento e di bellezza meno convenzionale di tanti altri, ma non per questo meno affascinante. Sinceramente, l'ho trovato il candidato ideale per vestire i panni del principe di una tribù "barbara", che ha interpretato in modo molto convincente. Della bravura di Dilraba non c'è nulla da dire: un nome, una garanzia. Anche la chimica fra i due non era certo così carente come ho visto in molti commenti, probabilmente di persone che non erano in grado di dimenticare la differenza di età fra i due. Differenza che non era affatto visibile. Se non ci sono stati baci fra di loro a causa dei limiti nel contratto di Leo, non posso dire di averne patito una gran mancanza. Tanto, diciamocelo, considerato che i baci che ci fanno vedere di solito (salvo lodevoli eccezioni, per esempio Mark Chao in Eternal love) sembrano quelli delle penitenze fra i bambini dell'asilo, non è che ci abbiamo perso molto.

Quella che invece si è rivelata molto soddisfacente è la crescita dei personaggi, a partire dalla protagonista femminile che passa dall’essere una ragazzina assetata di vendetta ad una adulta consapevole delle proprie responsabilità è di ciò che è importante per il paese che ama. Il protagonista maschile è stato magistralmente reso in tutto il suo carisma, onore, rispetto, intelligenza e nobiltà, a maggior ragione perché spicca in mezzo ad altri personaggi che di queste qualità umane sono carenti. Che un personaggio così complesso sia stato così ben interpretato da un ragazzo di vent'anni non può che fargli onore e far ben sperare per la sua futura carriera.

I personaggi di spalla sono stati ampiamente sviscerati, e magistralmente interpretati. Non sono mancati diversi colpi di scena ben condotti. Là dove ‘cattivi’ si sono rivelati essere ‘buoni’ e viceversa, non si è mancato comunque di offrire, per ognuno, solide motivazioni per il loro modo di essere e diventare. Tutto sommato, non si può fare a meno di commiserare il great boss di turno, specie se si pensa alla sua controparte storica realmente esistita, che deve aver avuto una vita infernale. Le interazioni familiari sono molto ben descritte, sia tra le tribù che nel regno.

Aggiungiamo a tutto questo un’ottima cinematografia, splendidi costumi e scenari e ambientazioni, e abbiamo un titolo a mio parere imperdibile, che non raggiunge la perfezione solo per alcune ingenuità e forzature, come detto sopra. Ma sono peccati veniali. Vorrei dimenticare di averlo visto per poterlo riguardare con gli stessi occhi.

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Completed
Court Lady
0 people found this review helpful
Jun 2, 2022
55 of 55 episodes seen
Completed 0
Overall 8.0
Story 8.0
Acting/Cast 8.5
Music 8.0
Rewatch Value 8.0

Una Mary Sue a palazzo

Una serie che avrebbe decisamente guadagnato se fosse stata più corta di una decina di episodi. Almeno. Ad un certo punto si ha l’impressione che le trame, le sotto-trame e le sotto-sotto–trame siano lì solo per allungare il brodo. Ed è un peccato, perché il brodo in sé è veramente gustoso, buono alla vista, all’olfatto e al gusto.
Ambientazioni e costumi sono da favola, la cinematografia apprezzabile, il commento sonoro azzeccato. E vogliamo parlare degli attori? Un cast di belle donne e uomini da sogno. Fosse tutto qui… Ma sono anche per la maggior parte ottimi attori. L’attore che recita la parte del principe Han (quello sovrappeso, per non sbagliarci) è interprete di un paio di scene che, se si fosse trattato di un film americano, gli avrebbero valso un Oscar come attore non protagonista.
Purtroppo, come spesso accade in queste opere, si comincia bene, ci si perde un po’ e ci si affloscia nel mezzo, e poi si accelera a dismisura nel finale. Finale che, in un certo modo, ci lascia intendere che potrebbe esserci un seguito alle vicende, probabilmente incentrato su una coppia diversa da quella che qui sarebbe protagonista. E dico sarebbe perché di tempo insieme questi due ne passano veramente poco. Potrebbe praticamente definirsi un drama corale. Non che ci sia qualcosa di male.
La protagonista principale è molto colta e “buona”, forse troppo. Essere così comprensiva e disponibile verso gli altri nella trama la aiuta spesso, ma alla lunga finisce per renderla un po’ antipatica. Per contro l’ex Casanova, protagonista maschile principale, è così infantilmente geloso da esser quasi patologico. Il cliché del malinteso e dell’orgoglio maschile ferito viene portato a punte di perfezione.
Lungaggini eccessive nel mezzo, qualche insistenza di troppo su situazioni stupide e alcune soluzioni tirate per i capelli mi costringono a negare il massimo dei voti. Mi attesterò su 8 stelle con lode.

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Completed
The Rebel Princess
0 people found this review helpful
Jun 2, 2022
68 of 68 episodes seen
Completed 0
Overall 9.5
Story 9.5
Acting/Cast 9.5
Music 9.5
Rewatch Value 9.5

Una gioa per gli occhi

Dovevo ancora trovare un'opera con così tanti costumi, così sontuosi, con così tante ambientazioni, figuranti, e con una storia così appassionante. Lenta, forse, ma avvolgente. A tratti ripetitiva, può anche darsi, ma sempre coinvolgente al massimo, anche grazie ad una colonna sonora da brivido, e non solo nelle parti cantate.
Le scene di combattimento sono qualcosa di poderoso, senza bisogno di ventagli e spade volanti, che pure mi piacciono tanto. La fisicità dello scontro è resa in tutta la sua rude, potente tragedia. Gli attori, salvo rare eccezioni, hanno tutti dato prova di eccezionali doti. La cinematografia è superba. Luci, inquadrature, scene... non so più cosa lodare.
Certo, come in tutte le produzioni di questo tipo, c'è la solita messe di malintesi e colpi di scena un po' forzati che porta avanti la storia. Lo sappiamo già in anticipo che sarà così, inutile lamentarsi, poi.
Ecco, come opera in costume ha tutto, tranne una cosa: i ragazzini bellocci.
Gran parte degli attori è già abbondantemente matura, forse (senza forse) un po' troppo matura per l'età dei personaggi che dovrebbe interpretare. La prima attrice, di quarant'anni suonati, interpreta in principio una quindicenne, e così molti altri attori/attrici. Ci sono figli che paiono più vecchi dei padri... Sinceramente è l'unica fonte di disturbo che ho trovato in tutta l'opera. Non perché non voglia vedere attori maturi recitare, ma perché il fatto che siano 40enni e oltre che interpretano ragazzini disturba la visione: la mente si incaglia sulla disparità anagrafica, si avverte un senso di confusione, di errore. Ci vuole molto a liberarsene. Ma è veramente l'unico minus di tutto il drama.
Ne comincerei immediatamente una seconda serie da 68 episodi. Se solo esistesse!

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